26 settembre 2020 h 16.30
Cinema Arsenale Pisa – vicolo Scaramucci, 2

Famiglia (fratelli e sorelle)
// Come pecore in mezzo ai lupi // Miracle: Letters to the President // Come prima // Il potere del cane // Marx può aspettare // Raw // Le sorelle Macaluso // I fratelli Sisters // Mirai //

Meglio nascere colombe che sorelle Macaluso.
Le colombe non pagano soffrendo e tormentandosi tutta la vita per un gioco innocente finito male, non si sentono in colpa per una nuotata, per la ricerca di un po’ di libertà; se si ammalano non lo fanno per punirsi, non si puniscono dopo che si sono ammalate.
Le colombe non restano attaccate una all’altra anche quando non si sopportano più; tornano a casa, ma se la casa sparisce cercano un’altra casa e ricominciano daccapo.
Le sorelle Macaluso del film di Emma Dante, uno dei film più deprimenti che ho visto negli ultimi anni, rimangono inchiodate alla casa antica come se non ci fosse altro rifugio possibile nel mondo.
Non hanno il coraggio di abbandonare il nido, fino a che il nido diventa una prigione.
Il film racconta per capitoli la vita grama delle cinque sorelle (presto diventano quattro): adolescenza, età adulta, vecchiaia.
In altre parti del mondo, fuori da questo racconto, almeno una cosa abbiamo acquisito: non siamo eterni, neanche la famiglia lo è.
Gli oggetti a cui siamo legati non sono eterni, non durano, cambiano; avevamo una casa, dopo un po’ ci ritroviamo con un rudere fatiscente, pieno di polvere.
Sono sparite le voci che la riempivano di allegria, di tristezza, di vita. Alcune appartenevano a persone scomparse, altre, comprese le nostre, sono terribilmente mutate. La casa non è più lo strumento di un legame affettivo, anche perché il legame affettivo è diventato una convenzione, un ricordo.
Bisogna farsene una ragione: i nostri sentimenti non sono eterni, dopo un po’, come le case, diventano ruderi pieni di polvere.

Non si può vivere di ricordi e di fantasmi del passato.

Le colombe vivono nel presente.

È necessario cambiare vita, rompere legami, separarsi, abbandonare la casa, trovare altri posti, altre voci, altri visi, altri odori. Bisogna emigrare.
Insieme a chi fugge dalla guerra, a chi fugge dalla fame, a chi desidera migliorare la situazione economica della propria famiglia, c’è certamente, in un centro di detenzione libico, in un angolo del barcone, su un aereo low cost, nello scompartimento di un treno ad alta o a bassa velocità, su un pullman carico di bagagli, in una vecchia macchina usata che arranca sull’autostrada, qualcuno che emigra per sperimentare un altro modo di vivere, per non finire come le sorelle Macaluso.
Gli ottusi possono affermare che esiste un sacro diritto a chiudersi nei propri confini (Dio, secondo loro, disegna o ha disegnato confini), possono erigere muri, chiudere porti, stendere fili spinati; possono impedire a qualcuno, che ha già molto sofferto, di sbarcare dalla nave o dalla barca che lo ha salvato. Possono farlo, se vogliono; non potranno impedirci di emigrare.

Meglio nascere colombe che sorelle Macaluso. Ancora meglio nascere cicogne.