16 ottobre 2020 h 21.00
Cinema Teatro Odeon Firenze – piazza degli Strozzi
Religioni e/o superstizioni
// The Miracle Club // C’è ancora domani (il matrimonio cattolico) // Kafka a Teheran (Islam) // Rapito (Il Papa Re) // Benedetta (Cattolicesimo) // Holy Spider (Islam) // Profeti (Islam) // Chiara (Cattolicesimo) // Gli orsi non esistono (Islam) // Alla vita (Ebraismo ortodosso) // Il male non esiste (Islam) // Un eroe (Islam) // The Youngest (Ebraismo ortodosso) // Covered up (Ebraismo ortodosso) // Corpus Christi (Cattolicesimo) // Un divano a Tunisi (Islam e psicanalisi) // The dead don’t die (nel commento: fede e dubbio) // Mug Un’altra vita (Cattolicesimo polacco) // Il settimo sigillo (il silenzio di Dio) // L’apparizione (Cattolicesimo) // Cosa dirà la gente (Islam) // Io c’è (religione e denaro) // The Young Pope (Cattolicesimo) //
Psicanalisi (“The doctor is in”)
// Frammenti di un percorso amoroso // Sick of Myself // Beau ha paura [Beau is afraid] // Preparativi per stare insieme … // Tre piani // Un divano a Tunisi // Doppio amore [L’amant double] //
Una domanda aleggia su questo film: la psicoanalisi è compatibile con l’Islam?
Io dico di no.
Secondo me la psicoanalisi freudiana sottende un’idea dell’uomo incompatibile con la religione, con tutte le religioni (L’avvenire di un’illusione).
Per tentare una difficile navigazione tra gli scogli della psiche è necessario accettare che una parte di noi, non soggetta al controllo della volontà e non governata dalle regole faticose che la parte cosciente si sforza di seguire (razionalità, controllo dell’emotività, empatia), influenzi la nostra vita, le nostre scelte.
La religione, in senso generale, attribuisce all’essere umano il dominio totale su se stesso e ritiene esterna all’uomo l’origine del male. Se pecco è perché qualcosa o qualcuno mi ha indotto in tentazione (nel precedente “Padre nostro” addirittura Dio, in un gioco perverso, poteva indurre in tentazione per mettere alla prova il credente).
Questo discorso si potrebbe estendere alle ideologie politiche. Nei sistemi totalitari c’è sempre un agente provocatore esterno penetrato nella società per convincere i compagni o i camerati a tradire il sistema che, se potesse svolgersi senza ostacoli, cancellerebbe il male e realizzerebbe il paradiso in terra. È appena il caso di sottolineare che queste utopie si sono regolarmente tradotte in deportazioni, lager, gulag, morte.
La ribellione di Eva nel paradiso terrestre e il conseguente peccato originale parte dal serpente. Il peccato è il cedimento a una forza esterna perversa.
La psicoanalisi ha una concezione opposta: il male viene da dentro; bisogna conoscerlo per depotenziarlo.
Dunque non credo si possa trovare una strada comune con una religione, con qualsiasi religione (mi riferisco alla psicoanalisi freudiana).
La mia opinione è contraddetta da un esempio concreto: padre Agostino Gemelli (1878, 1959), medico e uno dei primi studiosi di psicoanalisi in Italia.
Noto subito che fu padre Agostino Gemelli, incaricato da papa Giovanni XXIII di un’indagine sulle misteriose stimmate di padre Pio, a trasmettere alle autorità ecclesiastiche seri dubbi sulla natura soprannaturale dei fenomeni che si verificavano a Pietrelcina e a indurre le stesse a porre forti limiti alle attività del frate che, molti anni dopo, papa Woityla regnante, fu proclamato santo.
A seguito della sua indagine, Gemelli aveva definito padre Pio “uno psicopatico ignorante che induce in automutilazione e si procura artificialmente le stigmate allo scopo di sfruttare la credulità della gente” (vari libri e documenti pubblici).
Evidentemente era più scienziato che religioso, almeno in senso tradizionale, ed era alieno dal misticismo che emanava dall’esperienza e dal comportamento del frate di Pietrelcina.
Lungi da me la scelta tra due posizioni alle quali sono – a entrambe – estraneo, però cerco di spiegarmi l’interesse manifestato da padre Gemelli per la psicologia sperimentale, non escluso il pensiero di Sigmund Freud, che, teoricamente, dovrebbe essere lontano dal suo come è lontano il diavolo dall’acqua santa.
Probabilmente la vita mentale di padre Gemelli si svolgeva in due ambienti separati, tra i quali non c’era comunicazione: da una parte la tentazione, il peccato, la confessione, l’assoluzione, dall’altra l’inconscio. Riusciva a combinare gli opposti. Padre Gemelli distingueva tra il metodo di indagine, che accettava in base all’esperienza verificata, e la teoria, inconciliabile con la religione; lasciava alla fede il giudizio ultimo sulla natura e concepiva la scienza priva di una teoria della conoscenza.
Per completezza bisogna aggiungere che Cesare Musatti – uno dei più importanti psicanalisti italiani del novecento, curatore della più completa e apprezzata traduzione delle opere di Freud in italiano (Boringhieri) – molti anni dopo la morte di Agostino Gemelli espresse un giudizio sprezzante sulla sua conoscenza del metodo psicanalitico.
Veniamo al film.
Una psicanalista tunisina, specializzata a Parigi, decide di tornare a Tunisi per esercitare la sua professione.
La scena più divertente: siamo a Tunisi; la dottoressa è arrivata da poco e sta trasferendo le sue cose nella nuova casa. Tra gli oggetti campeggia un grande quadro che rappresenta Freud col turbante. Un uomo guarda con curiosità e chiede a Selma: «È tuo padre?». «No». «È tuo nonno?». «No». «Chi è?». «È il mio capo».
Il film vuole essere un omaggio alla commedia all’italiana (parlato in francese e arabo ha dentro una canzone di Mina); Manele Labidi Labbé apprezza molto il genere cinematografico nel quale registi del calibro di Ettore Scola, Mario Monicelli, Dino Risi hanno realizzato capolavori.
È stato girato quando sembrava che la “primavera araba” portasse laicismo e libertà in paesi divisi in bande armate e oppressi dalla religione. Purtroppo la situazione ha fatto passi indietro.
Tolta la scena divertente che ho descritto, il film mi è sembrato un viaggio all’inferno: l’impiegata del Ministero della salute è la diavolessa più disgustosa; il poliziotto ricattatore, che deve dare alla dottoressa i permessi per esercitare l’attività di psicanalista, è uno squallido diavolone, ipocrita come tutti i diavoli.
Selma cerca di impostare un lavoro psicanalitico nonostante le difficoltà imposte dalla burocrazia e riesce a raccogliere numerose donne bisognose di dialogo, incarcerate in un ruolo di sottomissione: mogli, madri, sempre sotto tutela degli uomini, nonostante una maggiore libertà rispetto a vere e proprie prigioni come l’Iran, l’Afganistan, l’Arabia Saudita.
Il film non rappresenta correttamente il rapporto tra il paziente e l’analista, rapporto che si sviluppa nel corso delle sedute, sul quale l’analista agisce (transfert). C’è troppa semplificazione: sembra che i pazienti vivano tutti un transfert positivo nei confronti dell’analista, che desiderino proseguire i colloqui dai quali traggono un beneficio immediato.
Si ignora il transfert negativo, la resistenza nei confronti dell’analisi, i cui segni devono essere messi in evidenza e approfonditi: fondamentali per proseguire. I risultati non sono mai immediati e richiedono anni di duro lavoro.
Come si fa a rappresentare tutto ciò in un film? Non lo so. Non è compito mio rispondere a questa domanda. La storia del cinema dimostra che si possono tradurre in linguaggio cinematografico situazioni ben più complesse.
Gli americani al servizio del mondo dello spettacolo hanno eliminato la sofferenza e trasformato la pratica della psicanalisi in una chiacchierata costosa che si ripete a scadenze fisse senza limiti di tempo («do un altro anno al mio analista, l’anno prossimo vado a Lourdes», dice Woody Allen in un film).
Per essere utile la psicoanalisi deve costare, nel senso che deve comportare sacrifici.
Nel film è rappresentata una terapia di sostegno, che ha senso in certe situazioni, ma poco a che vedere con la psicoanalisi. Serve a dare un aiuto a povere donne costrette in una condizione difficile. I colloqui rischiano di diventare l’equivalente delle estenuanti chiacchiere dal parrucchiere. Per impedirlo lo psicologo deve porre limiti molto rigorosi ai tempi e agli argomenti.
Tornando al punto iniziale, credo che lo psicanalista dovrebbe spiegare al cliente religioso che nessun limite o tabù imposto dal suo credo potrà essere rispettato nel corso dei colloqui.