5 giugno 2021 h 18.00
Cinema Odeon Pisa – piazza San Paolo all’Orto

Temi
I vecchi
// The Miracle Club // Perfect Days // Adagio (vecchi delinquenti) // Coup de chance e The Old Oak (vecchi registi) // Bassifondi // Scordato // La quattordicesima domenica del tempo ordinario // Il Sol dell’Avvenire // Il ritorno di Casanova // Non così vicino [A man called Otto] // Orlando // Il piacere è tutto mio // Astolfo // Rimini // Nostalgia // Settembre // Belfast // Callas Forever // Cry Macho // Boys // The father [Nulla è come sembra] // Nomadland // LONTANO LONTANO // Le nostre anime di notte (commento al libro) // Herzog incontra Gorbaciov // The Irishman // Dolor y Gloria // Stan & Ollie [Stanlio & Ollio] // Can you ever forgive me? [Copia originale] // Il Corriere [The Mule] // Moschettieri del re // Lucky // Loro // L’ultimo viaggio // Ricomincio da noi // Ella & John //

La malattia
(“Tu sì ‘na malatia / Ca mə passa si tu stai cu me“)
// L’invenzione della neve (malattia mentale) // The father (Alzheimer) // Zona arancione (pandemia) // Zona rossa (pandemia) // Ci risiamo! (pandemia) // Se c’è un aldilà sono fottuto (tossicodipendenza) // Dopo la liberazione provvisoria (pandemia) // L’illogica allegria (pandemia) // La mascherina (pandemia) // Tutto il mio folle amore (autismo) // La linea verticale (cancro) // Arrivederci professore // Dolor y gloria // Domani è un altro giorno // Don’t worry // Quanto basta (autismo) // The party //

Professor Alzheimer: una delle scenette più divertenti, e surreali, di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Il bisturi è una motosega, il chirurgo ogni tanto si confonde, non sa che cosa sta facendo (non a caso ha quel nome), l’anestesia si fa cantando la ninna nanna, Aldo mangia i filamenti estratti dal cervello del paziente. Il paziente muore, lo ricoprono con un telo. Alla fine Aldo scopre il telo: il morto è scomparso. Aldo: «Che cosa sono capaci di fare per non pagare il ticket!»
Siccome l’Alzheimer non è solo materia per i comici (che fanno bene a utilizzarla per farci fare due risate) e, prima o poi, ci può riguardare tutti: attenzione! Consiglio per i vecchi (quindi anche per me).
I primi sintomi dell’Alzheimer sono i seguenti: 1. perdite di memoria fino a non riconoscere persone molto vicine, appartenenti alla propria famiglia (che cosa può esserci di più triste?); 2. sospetto di furti di oggetti che, in realtà, avete nascosto, a carico di persone insospettabili; 3. vi sembra che il mondo vi sfugga. «Qualcosa di strano succede» dice i protagonista del film.
Quando i primi sintomi si verificano non bisogna cullarsi nell’illusione («Passerà»).
Non passerà.
I sintomi non passeranno da soli o con le medicine. Si aggraveranno e rovineranno la vita delle persone che vivono intorno a voi.
Dunque non bisogna aspettare: non appena appaiono i primi segni e lo stato di coscienza è alterato per una parte del tempo, bisogna sfruttare la parte ancora buona, che si ridurrà drammaticamente, per trovare l’unica soluzione possibile: un istituto, una clinica, pubblica o privata, una residenza per anziani di propria scelta alla quale dare la pensione, ottenendo in cambio l’assistenza di persone competenti, che svolgono quel lavoro per vocazione, ma anche per prendere uno stipendio.
Aspettare è pericoloso, incaponirsi nella pretesa di restare nella propria casa o farsi assistere dalla famiglia vuol dire pretendere, ora che la propria vita è rovinata dalla malattia, di rovinare anche la vita di chi ci sta vicino.
I nostri famigliari, per quanto ci vogliano bene, non possono fare niente per aiutarci: solo rovinare la propria vita.
Questo ho capito dalla mia esperienza e dai film che ho visto sull’argomento, fra i quali The father, uno splendido film, asciutto, che evidenzia come la realtà non sia una: non è una quando ci confrontiamo tra persone che stanno bene in salute, figuriamoci quando l’altra persona si è imbarcata su una navicella spaziale per un viaggio che non si sa quanto potrà durare.
Meglio aspettare che il nostro albero perda tutte le foglie, come dice il grande Anthony Hopkins verso la fine del film, assistiti da una persona estranea, che non si rovina la vita per noi e ha la sua competenza e il suo orario di servizio.
Se succede, lo dico anche a me stesso, non c’è altro da fare.
Attenti vecchi! A noi compete fare la scelta giusta, in tempo, per completare dignitosamente una lunga vita.
Se siamo stati imbarcati su un’astronave che viaggia alla velocità della luce verso il fondo dell’universo, non c’è niente da fare: sarà quel che sarà.

Que serà, serà – Whatever will be, will be
(di Ray Evans e Jay Livingstone – 1956 – Scritta per Doris Day nel film di Alfred Hitchcock L’uomo che sapeva troppo)

When I was just a little girl
I asked my mother, what will I be
Will I be pretty? Will I be rich?
Here’s what she said to me
Que serà, serà
Whatever will be, will be
The future’s not ours to see
Que serà, serà
What will be, will be

When I grew up and fell in love
I asked my sweetheart what lies ahead?
Will we have rainbows day after day?
Here’s what my sweetheart said
Que serà, serà
Whatever will be, will be
The future’s not ours to see
Que serà, serà
What will be, will be

Now I have children of my own
They ask their mother, what will I be
Will I be handsome? Will I be rich?
I tell them tenderly
Que serà, serà
Whatever will be, will be
The future’s not ours to see
Que serà, serà
What will be, will be
Que serà, serà