22 giugno 2021 h 21.00
Cinema Teatro La Compagnia Firenze – via Cavour, 50r
Altro film del regista: // Doppia pelle //
Umorismo (fa bene ridere)
// Romeo è Giulietta // La Primavera della mia vita // Il discorso perfetto // Una famiglia mostruosa // Mandibules // Odio l’estate // Jojo Rabbit // Tolo Tolo // Il colpo del cane // Stan & Ollie // Moschettieri del re // Il Grinch // Achille Tarallo // L’incredibile viaggio del fachiro // Favola // Una festa esagerata // Metti la nonna nel freezer // Come un gatto in tangenziale // The Disaster Artist // C’est la vie: prendila come viene //
Mandibules, regia di Quentin Dupieux. Protagonisti David Marsais e Grégoire Ludig, un duo comico demenziale particolarmente affiatato. Un film surreale, divertente, molto diverso da DOPPIA PELLE.
Quentin Dupieux (anche musicista con lo pseudonimo Mr Oico) ama sperimentare i generi e costruire nei suoi film una realtà alternativa. In Mandibules i due protagonisti trovano una mosca gigante nel portabagagli di una macchina rubata. La trovano e l’accettano subito, anzi vogliono sfruttarla per “fare i soldi”.
Le cose accadono in modo casuale, non sono organizzate per costruire un racconto lineare; gira gira i due amici, Manu e Jean-Gab, ritornano al punto di partenza.
Se il film proseguisse s’imbarcherebbero in altre piccole avventure casuali, avrebbero altri incontri, lo stesso atteggiamento indifferente alle conseguenze delle proprie azioni, con l’unico gusto di stare a vedere che succede e il bisogno di agire rispondendo a spinte immediate, soprattutto la fame per Manu, il più istintivo dei due, che dorme all’aperto avvolgendosi in qualunque cosa.
Jean-Gab cerca di elaborare un piano, di seguire una strategia per raggiungere uno scopo. Guarda un po’ più avanti. Manu guarda solo nell’immediato.
Non sono cattivi, ma non hanno limiti, agiscono da incoscienti; accettano di trasportare una valigetta senza sapere che cosa ci sia dentro. Sognano di arricchirsi con furti facili, poco faticosi.
Il mondo intorno funziona peggio del loro mondo, perché loro, almeno, hanno un valore, forse uno solo, ma forte: l’amicizia tra due uomini che si conoscono da sempre, si capiscono a volo, si perdonano tutto.
Qualunque cosa accada, per rimettere a posto la situazione basta dire toro-toro incrociando i pugni chiusi con le dita sollevate per rifare le corna del toro.
Con questo gesto qualunque screzio viene superato: niente rimproveri, ripensamenti, accuse, discussioni; si fa il gesto, si dice toro-toro e si va avanti, o ci si ferma, se si ha voglia di fermarsi.
La mosca gigante, animata con molta abilità, diventa immediatamente reale, per loro e per noi. Arriviamo a vedere il mondo attraverso gli occhi composti della mosca.
I due amici concepiscono – è un’idea di Jean-Gab che Manu accoglie senza difficoltà – il piano di sfruttare la mosca per “fare i soldi”.
Una mosca gigante può entrare in posti inaccessibili e, se addestrata, può rubare per conto dell’addestratore.
«È come un drone», sentenzia Jean-Gab, «col vantaggio di non dover cambiare le pile»; toro-toro.
Il film è breve; il regista ha preferito non strafare, non ripetere le gag, come accade in altri film basati sulla comicità demenziale che, dopo un po’, diventano prevedibili.
Qui si susseguono svolte sorprendenti e situazioni divertenti. Un film leggero.